Amnesty all’industria tecnologica e a noi consumatori: stop al lavoro minorile nelle miniere di cobalto

Il cobalto impiegato nelle batterie dei nostri apparecchi elettronici (smartphone, iPad, ereader) proviene in parte da miniere della Repubblica Democratica del Congo che impiegano lavoro minorile e in condizioni lesive dei diritti umani e dell’infanzia.

È il rapporto che Amnesty ha pubblicato ricostruendo il percorso che compie il cobalto: da un’area mineraria in mano ad aziende cinesi fino all’impiego per le batterie che alimentano automobili, ma anche apparecchi tecnologici che ognuno di noi ha in tasca, prodotti dalle maggiori multinazionali dell’high tech, quali Apple, HP, Huawei, Lenovo, LG, Microsoft, Samsung, Sony, Vodafone, e ZTE.

Amnesty richiama a una maggiore vigilanza e responsabilità questi marchi, ha richiesto indagini perché si accerti da dove provenga il minerale che acquistano, quali condizioni vivano i lavoratori locali e se sia impiegato lavoro di minori.

amnesty.fr_cobalt

I tasti di condivisione della campagna su Amnesty.fr (trovate il link al fondo del nostro articolo).

È la storia di ingiustizie sociali ed economiche anche di altri “metalli dei conflitti”, come per esempio il coltan. Minerali estratti in zone di guerra. E tutte guerre liquidate da un certo giornalismo sensazionalistico come “guerre etniche”, là dove certe rivalità etniche vengono scatenate per nascondere cause fatte di interessi politici ed economici.

Sulla pagina italiana della campagna di Amnesty non abbiamo visto i tasti social per fare pressione sulle multinazionali, anche solo con un tweet che diffonda la notizia. Per questo vi rimandiamo alla pagina francese dove via Twitter potete condividere questo appello alla responsabilità sociale che parte anche dai nostri consumi.

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