Fotografie libere per i beni archivistici e bibliografici [ #ArtBonus ]

Il Decreto Art Bonus del 2014 introdusse la possibilità di fotografare liberamente tutti i beni culturali, ma un successivo emendamento ha escluso invece la riproduzione di beni archivistici e librari, che resta così subordinata a richiesta di autorizzazione e al pagamento di un corrispettivo, anche per scopi di studio e ricerca personale. Un controsenso da sanare, perché paradossalmente è permesso ai turisti il selfie accanto a grandi capolavori d’arte, ma si impedisce a studiosi e ricercatori di fotografare con il proprio smartphone libri e documenti consultati per studio. Il movimento “Fotografie libere per i Beni Culturali” – formatosi per iniziativa di studiosi, ricercatori, docenti, associazioni, archivisti, bibliotecari e storici di ogni area umanistica, ma anche semplici appassionati – ha iniziato un’opera di sensibilizzazione a favore della riproduzione fotografica libera e gratuita delle fonti documentarie in archivi e biblioteche.

Recentemente è anche uscita una mozione (qui il pdf) del Consiglio superiore Beni culturali e paesaggistici a favore dell’estensione della libera riproduzione anche ai beni bibliografici e archivistici, che articola in sei punti principali i criteri guida per favorire al massimo la ricerca nel rispetto della tutela del materiale documentario, del diritto di autore e della privacy per i beni bibliografici e archivistici.

Il tema della tutela è stato affrontato da Mirco Modolo, uno degli animatori di “Fotografie libere per i Beni Culturali”, al convegno Tutela, conservazione e restauro organizzato dall’Università Ca’ Foscari e dall’AICRAB il 6 maggio:
« Nell’esaminare il rapporto tra riproduzioni con mezzo proprioconservazione occorre anzitutto sfatare la superstizione, assai dura a morire, che la libera fotografia a distanza possa danneggiare il materiale archivistico e librario.
fotografare_archivi

Cordoncini di piombo per tenere ferme le pagine a volume aperto mentre il libro viene fotografato.

Semmai è vero il contrario: se lo riproduco, eviterò di tornare a richiederlo, movimentarlo e sfogliarlo in uno o più momenti successivi.
L’attività di riproduzione è da considerarsi piuttosto parte integrante della manipolazione per consultazione, e dunque, chi è già autorizzato dall’istituto a manipolare materiale di per sé fragile, sotto sorveglianza, non si vede perché non possa anche riprodurlo con il proprio smartphone.
Esiste un rischio per il dorso dei codici? Si preveda allora l’utilizzo obbligatorio di cordoncini di piombo, come illustra qui il fotogramma tratto da un video dimostrativo della British Library, che eviteranno all’utente la tentazione di appoggiare il polpastrello sulla pagina per tener ferme le pagine del volume aperto.
Si fotografi liberamente e gratuitamente ciò che si riceve in consultazione, a eccezione dei documenti più delicati, i quali potranno essere consultati (e quindi riprodotti) solo in postazioni riservate poste direttamente di fronte al banco di sorveglianza: è questa la semplice regola invalsa oggi nelle Archives Nationales di Parigi, la stessa che vorremmo seguire negli archivi e nelle sale “manoscritti e rari” delle nostre biblioteche.
In alternativa si digitalizzino i volumi e le carte più delicate, cedendo gratuitamente all’utenza le scansioni già effettuate e disponibili (mentre oggi si tende a far pagare anche quelle, fino a 50 cent. a pagina, che per un codice intero può significare oltre 200 euro!).
La libera riproduzione paradossalmente è già realtà nel Gabinetto Stampe e Disegni degli Uffizi, dove puoi fotografare gratis, senza chiedere il permesso a nessuno, i meravigliosi disegni dei maggiori artisti del Rinascimento, sia in fogli sciolti, sia in album rilegati, per la gioia degli storici dell’arte. Perché qui è possibile? Semplice, perché gli Uffizi sono un museo, e nei musei la foto è libera dal 1° giugno 2014 per effetto dell’Art Bonus che ha invece escluso archivi e biblioteche.
Sì alla libera riproduzione di volumi antichi e documenti manoscritti in archivi e biblioteche, e senza le assurde limitazioni al numero di scatti, che pure vigono in alcuni casi, e che ne scoraggiano la fruizione digitale senza nulla aggiungere in termini di conservazione. È questa una occasione d’oro per rinsaldare il rapporto fiduciario tra amministrazione e utenza, per avvicinare i cittadini allo studio delle fonti documentarie, e in generale per fare uscire finalmente archivi e biblioteche da quello stato di marginalità in cui versano. »

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Mirco Modolo è archeologo e coordinatore di Fotografie libere per i beni culturali, qui la pagina Facebook.

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4 Commenti

  1. Elena Asteggiano ha detto:

    A proposito di biblioteche vi segnalo su ilManifesto di oggi l’articolo “Il naufragio delle biblioteche” di Gino Roncaglia, che da pochi giorni – proprio in segno di protesta – ha dato le dimissioni come membro del Comitato tecnico-scientifico per le biblioteche.

  2. dataghoul ha detto:

    Fotografarli decentemente ad alta risoluzione e poi mettere le riproduzioni online, a disposizione di tutti, visto che alla fine le biblioteche e i musei pubblici sono pagate con le mie tasse, pare così brutto?
    Così finiamo la tarantella della consultazione “in loco” e salvaguardiamo i preziosi tomi.
    😉

    • Elena Asteggiano ha detto:

      Ci sono già molte biblioteche che digitalizzato e mettono on line, ma certo devono fare scelte e non tutto è digitalizzabile, sono progetti costosi.
      Consulta qui i ns post su
      Risorse digitali per nuovi umanisti.

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