PC che non vuol più dire PC

Se fino a ieri per voi PC era l’acronimo di personal computer, ora è meglio aggiornare il vocabolario: tra poco vorrà solo più dire personal cloud, “nuvola personale”, ovvero una nuova concezione di dati accessibili da ognidove in remoto.

I vostri dati e le vostre cartelle non sono memorizzate sul computer che avete sulla scrivania, ma quella vostra stessa scrivania è altrove, delocalizzata, identica a se stessa e consultabile in ogni momento da qualsivoglia browser o dispositivo mobile.

Immaginate che mutamenti per l’editoria sempre più digitale e “impalpabile. Non si userà un sistema operativo installato, ma tutto risiederà (come in parte già oggi avviene) in un cloud (ovvero una batteria di computer, server), accessibile ovunque voi siate e da qualsiasi dispositivo operiate. Avete a disposizione applicazioni, documenti, posta elettronica, repository con i vostri ebook.

Parliamo, insomma, ancora di PC intendendo personal computer, ma le avvisaglie per usare il termine nella nuova accezione ci sono tutte.

Anche sul blog in tema di ebook avevamo già parlato del nostro PC, questa volta inteso come personal cloud, presentando il tutorial che integra Calibre con Dropbox (se ve lo eravate perso, è tempo di leggerlo per stare al passo con il mondo digitale che sta nella “nuvola”).

 

 

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7 Comments

  1. Bisogna diffidare del cloud computiing. leggete Stallmann perf i pericoli insiti.

  2. @Gino Concordo! Tenete sempre tutto sul vostro computer e fatene almeno una copia di sicurezza, non si può mai sapere che fine faranno e quali futuri diritti potrete reclamare sui bit che oltrepassano il vostro modem…

  3. @Gino: vero che esiste il pericolo di perdere il controllo sui propri file. Per chi non ha letto Stallmann suggerisco questo post del 2008!
    //punto-informatico.it/2422084/PI/News/stallman-dite-no-al-cloud-computing.aspx

    @Alberto: bisogna fare come con i propri risparmi (per chi ne ha), diversificare gli investimenti: tipo uso come posta gmail ma non mi appoggio per il cloud a Drive ma a Dropbox o altro.
    Qui cmq la nuvola è usata x sincronizzare i Calibre su più macchine (non per tenerci le foto di una vita).
    Insomma, siate prudenti. 🙂

  4. Scusatemi tanto per l’off topic, ma ho appena visto questo prodotto: ECTACO JetBook Color Deluxe (//www.ectaco.com/jetBook-Color-Deluxe).
    Volevo sapere se avete scritto qualcosa in proposito, se il produttore è noto e affidabile, e se qualcuno è riuscito a metterci le mani…

  5. lone ranger says:

    Con sempre maggiore frequenza stiamo cedendo informazioni in cambio di comodità.

    Sono un utente Dropbox e Drive. Il cloud è davvero comodo e spesso utile.
    Mai però mi sognerei di mettere le cose “riservate” e importanti su una nuvola, dato che non è mia. Piuttosto faccio 4 backup dentro casa.

    Il classico “cum grano salis” è sempre la cosa migliore.

  6. Il problema dell’ectaco è nella bassa risoluzione 1600*1200 che significa, e in questo è fuorviante, 800*600

  7. Sta ad ognuno di noi. Il problema semmai si pone per chi non ha familiarità coi sistemi informatici. Spesso ci si affida a sistemi eccessivamente chiusi e costosi per ‘sicurezza’. Uscirne, però, potrebbe non essere altrettanto facile. Personalmente non condivido questo deviare tutto verso l’impalpabile: dalla musica al cinema, dai dati ai backup, non vedo perché dovremmo liberarci dei supporti di vario tipo. Tanto più che -a conti fatti- non mi sembra che ci sia una differenza di prezzo davvero sostanziale. E il modo di fruire dei contenuti sta cambiando in peggio. Penso ad esempio alla fine che ha fatto Blockbuster (giustonper dirne una), costretta a chiudere i suoi punti vendita. Al momento, a parte qualche piccola realtà locale, i noleggi DVD/Blu-Ray sono quasi del tutto spariti. È vero, da casa con i vari servizi tipo Sky/Cubo/iTunes si può disporre di un vasto catalogo e non si pagano ritardi. È pur vero, però, che non si può fruirne allo stesso modo, spesso non ci sono i sottotitoli o lingue alternative, a prezzi competitivi esistono solo versioni in definizione standard e se per qualunque motivo non si riesce a vedere il film nei tempi stabiliti lo si deve pagare di nuovo. A conti fatti, siamo davvero sicuri che sia più conveniente? È -credo- anche per questo che ci si batte per la rimozione del DRM: per avere modo di fruire dei contenuti che paghiamo come meglio crediamo! A nessuno piace avere i propri file confinati su una nuvoletta di dubbia longevità.
    Di recente si é parlato di Bruce Willis e della sua collezione musicale su iTunes. Quando compriamo materiale su iTunes, infatti, solo noi titolari disponiamo dei file, finché siamo in vita. Alla nostra morte -stanti le norme di oggi- tutto torna in mano a loro e non possiamo liberamente cederlo a chi vogliamo. Sembra una questine da poco, ma non lo è. C’è gente che ha acquistato ‘file’ per migliaia di dollari!