Biblioteche: che cosa chiedono agli editori in fatto di ebook?

Un momento del seminario AIB-Piemonte (Associazione Italiana Biblioteche) dedicato al prestito ebook in biblioteca (Torino, 5 aprile 2013).

Il digital lending è il prestito digitale, che in Italia si appresta a diventare una nuova possibilità di lettura anche nelle biblioteche.

Gli editori però paiono ancora ricalcare il prestito ebook su un modello cartaceo, che non gli è proprio. Nel ripensare (e contrattualizzare) questa nuova forma di prestito le biblioteche sono chiamate a far sentire la propria voce con gli editori nel definire la novità di paradigma, le peculiarità del modello ebook.

Di questo e delle criticità degli ebook in prestito ci parla nel presente “guest postBianca Gai, che si occupa di risorse bibliografiche digitali allo staff Biblioteca Digitale dell’Università degli Studi di Torino.

 

In molte biblioteche italiane sono attivi o in corso di progettazione servizi di digital lending (prestito digitale). Raramente, tuttavia, sono basati su accordi diretti con gli editori, mentre più di frequente si appoggiano a fornitori e aggregatori esterni. Il risultato è che le biblioteche non sono ritenute – al momento – interlocutori affidabili dagli editori: solo una minima porzione dell’offerta editoriale sul mercato è infatti disponibile per la sottoscrizione in biblioteca. Di questa porzione, una sezione ancora più ristretta può essere acquisita dalle biblioteche per il digital lending propriamente inteso, cioè il prestito «da remoto» che non costringe l’utente a recarsi fisicamente in biblioteca. Più ampia risulta invece la fornitura di ebook per il prestito su dispositivi, che prevede il pre-caricamento dei materiali sui device, ma consente un livello di servizio molto più basso, perché genera il paradosso di un servizio digitale erogato solo in biblioteca.

Negli Stati Uniti i bibliotecari protestano da tempo in seno all’ALA (American Library Association) per il rifiuto da parte dei principali editori americani di concedere ebook per il prestito. Nel 2013 l’IFLA (International Federation of Library Association and Institutions) ha redatto gli IFLA Principles for Library eLending, che stabiliscono per le biblioteche il diritto di acquistare tutti gli ebook in commercio, prevedendo l’intervento delle legislazioni nazionali in caso questo diritto venga negato.

In Italia poche voci isolate si sono alzate invece a critica del modello attuale. È urgente però un cambio di paradigma: editori e bibliotecari sono chiamati ad attivare collaborazioni per ripristinare in ambito digitale i servizi bibliotecari garantiti per il cartaceo. Riconoscendo, nello stesso tempo, le peculiarità del formato elettronico, per cui non è ipotizzabile lo stesso trattamento economico e documentario valido nell’ambiente cartaceo.

Gli editori temono il prestito di ebook in biblioteca perché si sentono minacciati dal proliferare di esemplari digitali piratati dei loro prodotti. Ma la guerra tra editori e biblioteche potrebbe essere facilmente superata, riconoscendo alle biblioteche il ruolo di alleate degli editori nella promozione della lettura e nell’educazione all’acquisto di ebook. Certo è indispensabile che le biblioteche si propongano a loro volta come garanti del rispetto delle licenze proposte dagli editori.

Che cosa chiedono, o dovrebbero chiedere, dunque le biblioteche agli editori?

Prendiamo come orizzonte di riferimento la biblioteca accademica, in cui la situazione non è critica come per le biblioteche di pubblica lettura, in quanto la disponibilità di ebook è più ampia e meno gravi sono le restrizioni. Per esempio, nella biblioteca universitaria l’accesso a un titolo ebook è consentito a un numero illimitato di utenti, e non a un utente per volta, come nel modello invalso nelle pubbliche. Anche il problema dei DRM è meno stringente, perché l’accesso e il download sono disponibili direttamente, accedendo dalla rete internet dell’Università. A un’analisi più attenta, però, anche in ambito accademico le criticità dei modelli di business relativi agli ebook sono profonde. Le biblioteche accademiche hanno molto da chiedere agli editori, su più punti.

Indisponibilità dei contenuti. Le biblioteche sono costrette a ignorare richieste d’acquisto, nonostante la disponibilità di fondi, perché i titoli sono contenuti in pacchetti editoriali cumulativi troppo costosi e non sono acquisibili singolarmente (è il modello in uso per i periodici, che appare del tutto inadeguato per le monografie). Si crea spesso un doppio mercato: molti grandi editori accademici propongono, per gli stessi contenuti, formati ebook di bassa usabilità per la sottoscrizione in biblioteca e formati ebook multimediali avanzatissimi acquistabili solo dal singolo docente o studente. Spesso  inoltre non risultano disponibili in ebook i prodotti editoriali in lingua italiana.

Perdita di unità del libro. I libri elettronici forniti alle biblioteche accademiche non sarebbero definiti «ebook» da un docente di biblioteconomia: spesso, infatti, non è possibile scaricare sui device l’intero libro, che risulta frazionato in capitoli brevissimi, anche di 2-3 pagine, ciascuno dei quali corrisponde a un file autonomo in formato pdf. La scelta va incontro, certo, all’esigenza dell’utente accademico di avvalersi di porzioni di libro, ma di fatto l’intero contenuto di un volume viene “blindato” in una molteplicità di file da gestire separatamente.

Formati limitati. Il formato ePub è molto raro, e normalmente, per i titoli meno recenti, non è disponibile neppure l’HTML, ma l’unico formato proposto è il pdf.

Pochi servizi avanzati. L’annotazione o la sottolineatura non sono di norma previsti. Se lo sono, non seguono alcuno standard e spesso rimangono a un livello minimo di usabilità: le note sono riferite all’ebook e non al blocco di testo, non esiste interoperabilità con le funzioni di annotazione e sottolineatura dei dispositivi, le annotazioni non sono esportabili.

Restrizioni delle licenze. Le licenze sottoscritte con gli editori azzerano alcuni dei benefici garantiti dal libro elettronico: spesso non è consentita l’integrazione di porzioni di ebook nelle piattaforme di e-learning e sono imposte restrizioni molto forti sia per il download (che, quando concesso, si limita a “singoli capitoli” di libro), sia per la stampa (non sempre è possibile stampare l’intero libro). Un forte passo indietro rispetto al libro cartaceo riguarda il prestito interbibliotecario: talvolta la circolazione tra biblioteche è vietata, talvolta è limitata al “singolo capitolo”.

Gestione dei metadati. Gli editori forniscono solitamente metadati per l’inserimento in catalogo. Spesso però impostano la metadatazione su una finalità «commerciale» che non tiene conto delle esigenze di metadatazione «biblioteconomica» delle biblioteche. Inoltre, le biblioteche accademiche si stanno muovendo per la catalogazione del digitale su altri fronti, che non sempre dialogano con il mondo editoriale. Gli editori dovrebbero interfacciarsi con i produttori di servizi di fornitura di metadati cui si rivolgono le biblioteche (link resolver, sistemi di discovery), per garantire la presenza nei loro indici dei metadati degli ebook commercializzati, secondo standard qualitativi adeguati ai servizi catalografici bibliotecari.

La collaborazione tra editori e biblioteche per migliorare la qualità degli ebook e incrementarne la diffusione non sarebbe priva di vantaggi per gli editori. Indagini recenti dimostrano che gli utenti delle biblioteche sono anche «forti» compratori di libri e si avvalgono dei servizi bibliotecari come strumenti autorevoli di scoperta di nuovi titoli e autori. L’ha compreso Amazon, che ha proposto in alcuni paesi un servizio di digital lending per i suoi clienti, sperimentando un notevole incremento delle vendite.

Quale editore o distributore può avvalersi di una rete promozionale radicata nel territorio come quella, già disponibile, delle biblioteche? Le biblioteche, soprattutto se in grado di fare sistema ad ampio raggio, possono fornire un valido supporto al marketing dell’offerta editoriale.

Bianca Gaielectronic resources librarian all’Università degli Studi di Torino, coordina progetti di promozione degli ebook e di test del servizio di prestito di ebook reader. È dottore di ricerca in Letterature Comparate e coltiva attività scientifica e di formazione nell’ambito degli studi letterari e biblioteconomici, occupandosi attualmente dello studio delle metamorfosi del libro e della letteratura nell’era digitale. 

È stata tra i relatori del seminario a cura di AIB-Piemonte, tenutosi a Torino il 5 aprile, Ebook in Piemonte: esperienze e buone pratiche a confronto (a questo link trovate la sua relazione Ebook e nuovi scenari di servizio per le biblioteche accademiche: l’esperienza dell’Università di Torino). 


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2 Commenti

  1. elena asteggiano ha detto:

    In questo momento al Salone del Libro di Torino c’è l’incontro di MediaLibrary (MLOL) sul prestito digitale in biblioteca. #salTO13

  2. Pico ha detto:

    Come al solito stanno complicando la vita a chi vuol entrare in possesso del libro onestamente, tra lucchetti e stramberie varie spingono sempre di più verso la pirateria che non pone nessun lucchetto o limite alla fruizione dell’opera, senza chiedere un soldo…….