Blocco pubblicità fastidiose sul web: a metà febbraio ad-block su Google Chrome contro editori che non si adeguano

L’esperienza di navigazione di ognuno di noi è spesso funestata da annunci pubblicitari fastidiosi. Da metà febbraio progressivamente non sarà più così, perché Google Chrome (come altri motori di ricerca e browser) metterà in funzione in modo nativo ad-block che blocchino le pubblicità non gradite dall’utente medio. Non visualizzeranno più l’advertising che interrompe la lettura, che distrae, che si impone con modalità intrusive, di fatto tutte quelle pubblicità che non superano determinati standard per agevolare la navigazione degli utenti.

Pubblicità da evitare

Sono infatti ritenuti poco graditi gli annunci pop-up (cioè quelli che si aprono automaticamente sui contenuti che stai leggendo e devi essere tu a richiuderli), gli annunci video con riproduzione automatica audio, quelli con densità superiore al 30%, le proposte commerciali con conto alla rovescia, le pubblicità animate lampeggianti, gli scrollover a schermo intero e ogni annuncio persistente di grandi dimensioni, i banner che si sovrappongono a fondo schermo o display dello smartphone.

Gli editori saranno tenuti quindi a un ripensamento della loro strategia, a pena altrimenti di vedere i loro annunci finire nell’ “invisibilità” automatizzata, dopo investimenti pubblicitari considerevoli.

Buone pratiche di advertising

coalition_better_ads Tutto nasce dalle ricerche della Coalition for Better Ads – di cui fanno parte Google, Microsoft, Facebook – che ha messo allo studio le buone pratiche della pubblicità, di fronte al fatto che un alto numero di naviganti sta ormai utilizzando gli ad-block che inibiscono la visualizzazione dei banner. Questo permette di navigare indisturbati dalla pubblicità ma diminuisce le entrate di grandi e piccoli editori del web, dai colossi che vivono di pubblicità ai più piccoli e sperduti blog (ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale NdR). L’erosione della redditività del web non rende sostenibile la pubblicazione di contenuti di qualità e il circolo vizioso continua con un web sempre più fatto da copia-incolla, fake news e gossip per rincorrere click e far restare in piedi i siti.

La Coalition for Better Ads, intendiamoci, non fa opere di bene, dietro – già nei nomi – vi sono grandi interessi economici, ma che le buone pratiche in pubblicità web siano un’urgenza comune a naviganti e siti o blog è un dato assodato, e quindi può dare un segnale e una svolta questa penalizzazione automatica da parte di Google Chrome & C. contro gli editori che utilizzano advertising fastidioso e intrusivo. Gli editori online sapranno adeguarsi?
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