Dove sono andati i buoni?

Layout 1Un romanzo che narra il Terzo settore, l’associazionismo e la «retorica del bene»: è l’ebook di Luca Rastello, I buoni, edito da Chiarelettere. Lo segnaliamo in questo guest post nella lettura di Stefania Collina, che lavora nella progettazione editoriale, è direttrice responsabile di «Solidea» – rivista trimestrale del Terzo Settore (Rivista Solidea è su Facebook) – e collabora con altre realtà del mondo cooperativo.

Un pugno nello stomaco.
Poi ti rialzi, cerchi di sistemare le tue certezze di sempre: qui i buoni, lì i cattivi e scopri di non esserne più capace. Scopri che non c’è più bianco e nero, che i colori non hanno più confini netti e che per questo ti confondono. E un po’ sei arrabbiato, e avresti voglia di replicare che ci deve pur essere in questo nostro mondo uno spazio “etico”, “protetto”, “pulito”… altrimenti a che cosa ci servono parole come “sostenibile”, “beni comuni”, “giustizia”?

Ecco: tutto questo e molto altro lo potete trovare nell’ultimo romanzo di Luca Rastello, I buoni, pubblicato da Chiarelettere e adesso disponibile anche in ebook (in epub e in formato Kindle).
Una poderosa narrazione che ci tiene per mano mentre attraversiamo città senza nome («Dalla strada non si vedono i fuochi, frustati dal vento che batte gli scheletri d’acciaio. Prima erano templi del lavoro, capannoni alti come basiliche o grattacieli, centrali d’energia al servizio di un sogno d’industria»), seguendo le trasformazioni del cuore di tenebra dei protagonisti, uomini e donne nati e cresciuti sotto l’ala protettrice del bene. Convinti di essere salvatori, prima ancora che “salvati”, di essere dalla parte giusta, di lavorare davvero per rendere migliore la vita di altre persone, quelle più fragili, quelle ai margini. I sommersi.
In questo viaggio conradiano, scopriamo così che dietro quel cappotto rassicurante di buone intenzioni, di organizzazioni no profit, associazioni, cooperative sociali che hanno declinato la loro mission al ritmo di battaglie civili in difesa dei più sacrosanti diritti umani, si nasconde anche un lato oscuro. Quello che fa paura solo a pensarlo. Quello che mescola le carte e alla fine si trova a riprodurre gli stessi odiosi meccanismi che continuano a perpetuare l’esistenza dei sommersi.

«Ognuno si prepari a dare di più, un poco del tempo di ciascuno per andare avanti tutti insieme: sette ore di volontariato a testa, oltre le cinquanta di contratto. “Quaranta”. «Prego?» “Sono quaranta le ore contrattuali” Corre brusio nella sala. «Sicura?» “Sicurissima” «Ti dispiace alzarti in piedi, così vediamo tutti chi sei?» Delia alza la mano. «No, in piedi. Ho detto in piedi»… «E tu sei convinta che siamo qui per avere un lavoro e pensare alle clausole contrattuali? Guarda, vuoi sapere la verità? Io invece sono qui per un progetto di vita. E magari lo rivendico anche di non sapere quante ore prevede un contratto… A partire dal mio. Il fatto è che io la sento, la frusta dell’oltre, tutti i giorni, non solo in piazza. È chiaro che non è un lavoro questo? Per nessuno! Ma se per te è diverso… Per me invece i soldi non sono un problema, non siamo gente che si preoccupa dei soldi. Io credo che chi sta qui per lavoro, e non per condividere un progetto, forse dovrebbe guardarsi intorno…»

La presentazione di "I buoni" al Salone del Libro di Torino #SalTO14

La presentazione di “I buoni” al Salone del Libro di Torino #SalTO14

Guardarsi intorno. Ma dove? Là fuori non ci sono forse i “cattivi”? Non si stava appunto cercando di creare un mondo diverso, noi… Più giusto?
E qui comincia l’eterna e irrisolta dialettica del noi e loro, di chi è dentro e di chi è fuori, di chi non ha dubbi e di chi, invece, non può fare a meno di averli.

Una lacerante allegoria dei nostri giorni, apocalittica nei toni e sconcertante perché sembra nutrirsi di sociologia e grandi classici. E che, soprattutto, ci chiede di interrogarci.
Magari partendo da qui: il bene, per esprimersi, ha sempre bisogno del suo contrario. Ma qual è il dosaggio giusto di male che può essere sopportato affinché il bene trionfi?

formato epub su Ibs.it

formato Kindle su Amazon.it

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Stefania Collina si occupa di progettazione editoriale ed è direttrice responsabile di «Solidea», rivista trimestrale sui temi Lavoro, Mutualità, Beni Comuni; la trovate in Rete su Twitter @StefaniaCollina 

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