Con un click si fa un ePub ma non un ebook

Questo post ospite è una piccola guida per evitare errori di base nel convertire in ePub un ebook. Il “guest post” può essere utile per chi vuole autopubblicarsi, è di Giovanni Venturi che nel suo blog //giovanniventuri.com/ scrive per passione e gioca con le parole.

In Rete si parla spesso di «qualità di un ebook». In alcuni commenti sul blog che curo ho segnalato gli errori tipici per chi si appresta a effettuare conversioni di formati verso lo standard ePub. Errori derivati da un uso un poco spregiudicato degli strumenti di conversione (un convertitore automatico è un’applicazione che prende il formato originale – Microsoft Word o Open Document Text o altro – e lo converte in ePub affidandosi in tutto e per tutto al programma di conversione “automagico”).

L’ePub è un formato, un contenitore di testo, e dunque è ovvio che la mancanza di rigore nel testo originale si traduca in mancanza di rigore nell’ebook “confezionato”. Parto dal presupposto che ognuno ha i propri gusti in termini di impaginazione, ma esistono anche regole che si rifanno alla storia tipografica.
Se un testo non ha avuto un editing adeguato o ha saltato la fase di correzione bozze (o è stata condotta in modo superficiale), non si può più parlare di soggettività di approccio, di gusto personale. Il contenuto del libro non ha la meglio lasciando perdere refusi, grammatica, punteggiatura ed errori concettuali e di coerenza del testo. È altrettanto vero che un testo impeccabile per sintassi, grammatica e assenza di refusi, e a cui è stato fatto un buon editing e un’approfondita correzione di bozze può non avere le carte in regola per essere un ebook di qualità, tecnicamente parlando.

Volete alcuni esempi di regole tipografiche infrante nel confezionare ebook?
Li cito in ordine sparso:
– non inserire spazi tra una parola e il segno di punteggiatura che la segue
– i puntini di sospensione sono tre (non uno di più e non uno di meno!)
– non si può scrivere E’ se si intendeva È
– dopo punto fermo, punto esclamativo o interrogativo va la maiuscola
– non è corretto scrivere perchè, finchè, poichè, cioé in quanto l’accento è sbagliato, bisogna scriverli secondo grammatica perché, finché, poiché, cioè.

Su queste regole c’è poco da dire. Non rispettarle induce il lettore a innervosirsi e magari abbandonare la lettura dell’ebook.
Se si pensa che la creazione di ebook implichi una realizzazione approssimativa, al punto da non impiegare più di 5-10 minuti, vuol dire che si è capito ben poco di che cosa un lettore chiede e, probabilmente, non si leggono a sufficienza né libri, né ebook. Insomma, certe regole tipografiche non si discostano affatto da quelle che valgono in genere anche per una pubblicazione cartacea.

Parlavo di confezionamento di ebook: volete ora qualche suggerimento di base che sta tra l’impaginazione e la parte più tecnica? Ecco poche idee per incontrare le esigenze del lettore, e anche per scansare alcuni errori molto diffusi tra ebook.

L’ebook deve avere una copertina. Sembra una banalità, ma molti fanno ebook senza curarsi della copertina. È vero che alcuni lettori come Kindle non la mostrano, ma senza copertina in che modo si caratterizza un ebook? Basta il titolo e il nome dell’autore? La copertina deve darci un’idea di quello che sarà il contenuto dell’ebook, deve fornirci un’immagine. Anche perché così può “esser messo in vetrina” in un ebook store.

La copertina deve avere una risoluzione massima di 72 dpi.
In un file ePub la copertina non può andare oltre i 72 dpi. Il DPI esprime la densità di un’immagine: indica la qualità. La dimensione del file ePub cresce a dismisura con immagini di qualità elevata, cioè ad alta risoluzione, adatte per la stampa, ma che arrivano a pesare molti Mbyte.

La risoluzione immagini usata per la stampa di un libro cartaceo non è adatta per un ebook: per l’ebook c’è uno standard che implica di non superare il 72 dpi, anche perché più propriamente ci si rifà alla risoluzione per immagini usata sul web.
Il display degli ereader non ha un’elevata risoluzione, si parla di circa 170 dpi per i lettori da 6″ quali il Kobo o il Sony, oppure si va dai 96 fino ai 120 dpi per altri tipi di dispositivi; bisogna poi ricordare che, fino a oggi, l’ebook reader è in bianco e nero e le sfumature di colori, la definizione di alcuni tratti si perdono.
Tanto per dare un’idea di quanto sia importante rispettare la regola: ebook store come Apple se si supera i 72 dpi rifiutano l’ebook.
Naturalmente ci si può accorgere della risoluzione di un’immagine solo aprendo il file ePub, salvando l’immagine e aprendola con un programma di fotoritocco che fornisce tutte le informazioni sul file.

Nel file ePub non vanno inseriti elementi che poi non verranno visualizzati.
Fa parte della correttezza del formato ePub o nello specifico della “convalida del file ePub”. Non ci possono essere elementi dentro un file ePub che non vengano usati e, quindi, visualizzati. Ho comprato ebook tra i cui file esisteva la copertina, ma non c’era una pagina in cui veniva usato il file immagine, quindi nella pratica la copertina non era visualizzabile. Ho scaricato ebook nei quali c’era tutta una serie di immagini, inclusa la foto dell’autore, ma non veniva usata in alcuna pagina.

Utilizzando la convalida ePub sul sito //validator.idpf.org/ nei casi citati si potrebbe verificare che la presenza di immagini non visualizzate produca una serie di “errori”. Certo non succede nulla: qualsiasi programma di visualizzazione non si lamenterà, ma la dimensione del file sarà più grande del dovuto e il vostro ePub non sarà valido e verrà rifiutato su alcuni ebook store come, per esempio, Apple.

L’ebook deve avere un indice.
Ogni ebook, anche il più breve, deve avere un indice che permetta di giungere direttamente al capitolo o al titolo voluto. Ogni lettore ebook dispone della funzione di visualizzazione dell’indice, quindi la presenza di un indice classico come in un libro stampato risulta superfluo. L’indice di cui parlo viene creato in modo opportuno e visibile solo su richiesta.

Rientri di paragrafo e spaziatura tra paragrafi.
Ci sono varie scuole di pensiero. C’è chi realizza gli ePub eliminando tutti i rientri, sempre e comunque, e chi invece (come me) preferisce il rientro.

L’eliminazione del rientro di paragrafo è un errore in cui si incappa quando si crea il file ePub tramite un convertitore automatico. Altri, invece, eliminano il rientro pensando che si ricava più spazio se si legge il testo su uno smartphone. Ma il gusto tipografico trova la mancanza del rientro orrida.
Si può dire lo stesso per la spaziatura o interlineatura tra paragrafi. Se si usa un programma di conversione automatica senza impostare la distanza tra paragrafi (e difficilmente un’applicazione del genere la permette), questo lascerà in automatico uno spazio sopra e sotto (o prima e dopo) ogni paragrafo, creando così un testo tipo “aforismi” nel quale ogni paragrafo sembra racchiudere un aforisma.
Questo perché il tag di paragrafo in HTML è così che funziona, se non si imposta diversamente il foglio di stile.

L’ebook deve essere strutturato in capitoli.
Non rappresenta un’indicatore assoluto, ma in generale un ebook dovrebbe avere un file XHTML per capitolo, altrimenti bisogna forzare la visualizzazione per capitoli, magari specificando nel foglio di stile che l’intestazione del capitolo deve avere un’interlinea superiore di un certo numero di punti. Per capire se il file ePub ha una divisione in capitoli per pagina XHTML non serve aprire il file ePub con un programma di modifica: ci si accorge della cosa quando si consulta l’ebook stesso, magari leggendo il file su diversi lettori ebook. Tra l’altro, a seconda della dimensione del carattere usato, il trucco dell’interlinea superiore del capitolo viene quasi subito scoperto. Una mancata suddivisione per capitoli in corrispondenti pagine XHTML impedisce su alcuni lettori ebook di valutare quante pagine restano alla fine del capitolo in lettura.

Va sempre allegata la cartella dei font?
Molti ebook integrano la cartella dei font con cui sono composti, in particolare per esempio quando il font rappresenta una scelta e caratterizzazione specifica di collana. Alcuni lettori di ebook quali Kobo e Kindle hanno già dei font precaricati, quindi non serve inserirli anche nel file ePub. Poi ci sono eccezioni come l’Asus DR-900: non ha alcuna varietà di font.
Allora vanno sempre caricati i file dei font? È un discorso davvero delicato e occorre fare chiarezza. I font possono essere allegati se si ha la licenza.

Ho contattato vari venditori di font classici (Calisto, Garamond) e ho scoperto che per gli ebook ci sono licenze da capogiro. Per esempio, il costo di una famiglia di font (regolare, corsivo, grassetto, corsivo + grassetto) può risultare anche di 1250 euro l’anno. Non so come facciano alcune case editrici che negli ebook incorporano anche i font… mi chiedo se davvero conoscano i termini di licenza d’uso, oppure li inseriscano alla cieca (tanto chi vuoi che controlli…), oppure molto semplicemente fanno degli accordi particolari per cui a loro costa 500 euro all’anno o poco più.
Quindi attenzione: inserite i file dei font solo se con licenza adeguata.

In conclusione
Con programmi di conversione, con un click, insomma, si fa un ePub, ma non un ebook. Si nota subito la differenza.
La conversione è un conto, la realizzazione di un ebook di qualità è un altro discorso. Bisogna avere conoscenze specifiche e rispettare una serie di standard.
Se proprio la questione vi sta a cuore, esiste un forum dove si possono segnalare gli ebook che si distinguono per “brutta tipografia”.

Giovanni Venturi scrive sul blog //giovanniventuri.com/ e //makeyourebook.me/

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10 Commenti

  1. […] che segue è stato pubblicato come “Guest Post” su EbookReaderItalia. È un po’ lungo rispetto ai soliti articoli, ma si va un po’ in dettaglio su alcuni […]

  2. Euler ha detto:

    Condivido tutto, ma non l’errore di chiamare “paragrafo” il “capoverso”. Il capoverso, che è introdotto dal tag , introduce un primo elemento di raggruppamento delle frasi; più capoversi possono formare un paragrafo (eventualmente introdotto da un ). Il rientro del capoverso è un ELEMENTO OBBLIGATORIO, non per ragioni “estetiche”, ma perché altrimenti il capoverso non sarebbe più riconoscibile. Il capoverso è un elemento stilistico fondamentale per il ritmo della scrittura, è deciso dall’autore e solo lui può metterli o levarli. Consigliata la lettura di //it.wikipedia.org/wiki/Paragrafo

    • Giovanni Venturi ha detto:

      Il paragrafo che intendevo era il “…” dell’HTML che si traduce in visualizzazione nel capoverso di cui parli. Certo si può usare anche un “”, ma l’effetto è poco piacevole, meglio lavorare su un tag “p” e sul CSS.

  3. Franco ha detto:

    Se è l’autore che si produce l’ePub allora il discorso sulle regole tipografiche infrante, è un problema di carenza di correzione di bozze, non di regole per un buon ePub. Voglio dire se parliamo di ePub parliamo di codice non di grammatica italiana. Se lavoriamo per un Autore allora la prima regola è rispettare il testo usando il codice più performante. Se Pirandello non mette sempre la maiuscola dopo il “?”, mica ci mettiamo a correggere Pirandello! Ma se mette una citazione in corsivo, forse facciamo bene ad usare un “q” anche se la resa grafica è differente dal corsivo. Fai bene a ricordare che l’indice si fa con il toc.ncx queste sono le cose di base che si devono sapere.

    • Giovanni Venturi ha detto:

      Sì, ma la qualità di un e-book non può prescindere dalla qualità del testo di origine. Chiunque faccia l’e-book: un autore indipendente o una casa editrice. Chiaramente, in questo caso, ne risponde chi ha consegnato il testo «finale» a chi crea l’e-book, anche perché chi si mette a codificare il tutto non si deve porre il problema della mancata correzione di bozze. 🙂 In tutto questo io non comprerei mai un e-book zeppo di errori di punteggiatura dovuti ad assenza di revisione. Certi problemi non sono voluti, ma risultato di una mancanza di cura su quello che è l’oggetto chiamato “e-book”. L’editore mi può far acquistere una volta un e-book del genere, poi non mi vedrà più nell’elenco dei suoi acquirenti.

  4. mrx ha detto:

    Un solo appunto.
    Il non rispetto dello standard non implica che “non succede nulla”. Implica che, essendo appunto, fuori standard, può accadere che il comportamento del reader sia imprevedibile o che il reader rifiuti il caricamento. Il fatto che nei casi più diffusi il reader accetti il documento è un caso particolare.
    Difatti gli store spesso rifiutano il documento!
    Un ebook va sempre validato!
    Per il resto, ottimo articolo!

  5. fabrizio venerandi ha detto:

    Due note al margine: il rientro o “indentazione” è uno dei metodi per separare i paragrafi, non l’unico. Si può eliminare il rientro ed utilizzare la spaziatura tra paragrafi, o – caso più raro – si può fare iniziare la prima riga del paragrafo con un anti-rientro (questo però non è possibile in ePub per i limiti dei gestori dei css).
    Una veloce nota anche per i dpi: il problema non sono i 72 dpi, che non hanno alcun valore nel digitale, ma il numero di pixel. L’unico valore di cui tener conto sono i numero di pixel che devono essere congrui per le device per cui sono pensati, di norma con valori di 600X800. Posso avere immagini 600X800 pixel a 300dpi o 72dpi: sono identiche. Non servono dati aggiuntivi per lo spazio di stampa perché, appunto, non si stampa.

  6. […] l’articolo completo sul sito originale: Con un click si fa un ePub ma non un ebook | pubblicato su eBookReader […]

  7. […] ho parlato in diverse occasioni e anche in portali dedicati agli e-book come eBookReader Italia. Molti editori si limitano al “tanto si vede bene su iBooks” e furono tutti felici e […]