Del digitale nella didattica si tratta in teoria, ma occorrerebbe monitorare le “buone pratiche” in classe, condotte da insegnanti che usano la tecnologia funzionalmente ai bisogni di apprendimento del gruppo e del singolo alunno. Il guest post di oggi è di Mariagrazia Macario, maestra di scuola primaria che insegna utilizzando la LIM e il tablet: primi passi di apprendimento con la tecnologia in una scuola elementare.
A Vercelli, piccola città di provincia nel cuore del Piemonte, la 4a C della primaria dell’Istituto Comprensivo “Ferraris” è stata la prima classe ad avere in assegnazione la LIM (lavagna interattiva multimediale): un’opportunità imperdibile. Permette di cercare, in tempo reale, immagini di supporto al libro di testo, ampliare le conoscenze, viaggiare con Google Earth in nuovi spazi mai visti e difficilmente visitabili o rivedere i già visitati in gite scolastiche: il tutto su uno schermo gigante.
All’insegnante offre l’opportunità di crearsi le lezioni utili “su misura”, quelle che non trovi da nessuna parte, in nessun sussidio cartaceo, realizzandole adatte a quel preciso bambino o alla classe intera. E tutto ciò senza dover attendere l’ora di Informatica quelle uniche due volte a settimana o senza dover sperare di trovare libero il laboratorio (di cui hanno giustamente esigenza tutte le insegnanti). La LIM no. Ce l’hai in classe. È lì, a disposizione in qualunque momento, solo per noi.
In seconda battuta, facendo un ulteriore passo avanti, è sopraggiunto anche lui: il tablet. Un iPad individuale per ogni bambino. Il suo utilizzo permette che ogni alunno interagisca con la LIM senza attendere il proprio turno, e l’insegnante, dal canto suo, ha subito il riscontro visivo dei risultati raggiunti dall’allievo nei vari esercizi: il quadratino rosso o verde ti permette di sapere all’istante se ha sbagliato o corretto da solo l’operazione o la frase.
Personalmente non uso i tablet in modo continuativo, ma solo al fine di verificare o presentare un nuovo argomento, non più di due ore, alternandolo ai metodi classici. Oltre a catturare l’attenzione dei bambini che ormai sono una generazione nata immersa nel digitale, i tablet permettono di evitare le famigerate fotocopie: e non è banale nell’era del risparmio.
Ma io, insegnante, devo munirmi di santa pazienza, nella speranza che quel giorno non si presentino difficoltà di connessione, rallentando l’attività e creando nervosismo e tensione tra i bambini. O, ancora, non ci siano problemi tecnici di malfunzionamento dei tablet, ancora in perfezionamento. A quel punto si spegne tutto e si torna a contare sulla vecchia lavagna d’ardesia che, in classe, esiste ancora.
Ultimo, ma non meno importante, a noi insegnanti è stato imposto l’uso del tablet anche per segnare ogni mattina assenze/presenze e le attività sul registro elettronico. Veloce, immediato e senza più il peso della borsa.
Le potenzialità del digitale sono senza dubbio indiscutibili, ma il suo utilizzo non sostituisce quelle che sono le buone abitudini scolastiche, semmai le va ad affiancare e supportare. La necessità del digitale deve emergere da una reale rivisitazione didattica che non esula dall’utilizzo del libro cartaceo, del colore, della manualità.
Mariagrazia Macario insegna alla scuola primaria dell’Istituto Comprensivo “Ferraris” di Vercelli.
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